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LEGALITA’ MI PIACE! 2016 – L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE, CARLO SANGALLI

Autorità, care amiche e cari amici della Confcommercio, buongiorno e benvenuti alla nostra Giornata di mobilitazione nazionale “Legalità, mi piace”.

Saluto e ringrazio anche gli amici e le tante autorità che ci seguono in collegamento streaming dalle Associazioni territoriali di tutta Italia.

Ormai da qualche anno, in questo periodo di novembre, ci ritroviamo per parlare di legalità: aggiorniamo i dati (come abbiamo appena sentito nella presentazione di Mariano Bella, responsabile del nostro Ufficio Studi), organizziamo eventi sui territori, invitiamo esponenti importanti del mondo delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine a parlarci dei risultati ottenuti nel corso dell’anno e, soprattutto ascolteremo le testimonianze di alcuni imprenditori vittime di attività criminali.

Ma è importante soffermarsi sul senso di quello che facciamo.

Perché ripetere anno dopo anno questa giornata di mobilitazione?

Perché siamo convinti che su questo tema non si possa, e non si debba mai, abbassare la guardia.

Perché legalità e sicurezza sono prerequisiti di una democrazia compiuta. Se difettano, la crescita stenta, lo sviluppo si fa difficile.

E, allora, anno dopo anno, ribadiamo che la legalità “ci piace”.

E lo facciamo sentendo la responsabilità di essere un grande corpo intermedio che raccoglie le voci e rappresenta il volto di moltissimi imprenditori.

E abbiamo una responsabilità in più in questo periodo storico, perché, quando l’economia sana è fiaccata dalla crisi, le risorse che le vengono sottratte dai fenomeni criminali appaiono ancora più determinanti.

Lo scenario internazionale presenta diverse ombre.

Mentre sul fronte interno non c’è stato l’auspicato cambio di passo.

La ripresa procede a singhiozzo e, nonostante alcuni dati congiunturali positivi, non si può ancora fare affidamento su tendenze stabili di crescita.

Noi rimaniamo convinti che, se vogliamo trasformare la debole ripresa di oggi in una crescita robusta e diffusa per i prossimi anni, bisogna concentrarsi sulla domanda interna.

Su misure, cioè, che rilancino i consumi privati e gli investimenti.

Un aiuto in questo senso arriva dalla Legge di Bilancio, che contiene misure apprezzabili come l’introduzione dell’IRI, il bonus di ristrutturazione per gli alberghi, gli stanziamenti per la riqualificazione delle aree degradate delle città, la determinazione del reddito per cassa nelle imprese in contabilità semplificata.

E ancora: la riforma degli studi di settore, intesi non più come strumenti di accertamento, ma di dialogo col contribuente e di premialità.

Ma, soprattutto, diamo atto al Governo di aver mantenuto la promessa fatta dal Premier Renzi alla nostra Assemblea del 9 giugno di evitare l’aumento dell’IVA nel 2017.

Tuttavia, vinta una battaglia, bisogna ancora vincere la guerra, perché le clausole di salvaguardia sono state solo rimandate e per il 2018 valgono 20 miliardi di euro, che diventeranno 23 nel 2019.

E state sicuri amici che la determinazione per vincere la guerra non ci manca, a difesa delle imprese e di tutte le famiglie italiane nell’interesse generale del Paese.

E se vogliamo tornare a crescere bisogna rimuovere i difetti strutturali della nostra economia.

A partire dal deficit di legalità.

Basti pensare che per via dell’abusivismo, della contraffazione, delle estorsioni, dell’usura, del taccheggio, dei furti e delle rapine e di altri fenomeni criminosi, il settore del commercio e dei pubblici esercizi quest’anno perde 26,5 miliardi di euro di fatturato e deve rinunciare a 180mila posti di lavoro regolari.

Dalla nostra indagine, emerge che tra le imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti più di una su quattro denuncia un peggioramento dei livelli di sicurezza rispetto allo scorso anno.

Di più: quasi all’unisono le imprese ritengono inefficaci le leggi di contrasto ai fenomeni criminali e chiedono maggiore controllo del territorio e certezza delle pene.

Certo, parliamo di sentiment.

Ma sappiamo che la percezione è una componente fondamentale della fiducia; e la fiducia è una componente fondamentale dell’economia.

Gli imprenditori hanno il diritto di lavorare e vivere in un contesto sicuro.

Ci sono aree del nostro Paese in cui fare impresa, aprire un negozio, mettere su una start up è un vero e proprio atto di coraggio, che non dovrebbe essere richiesto in un Paese “”normale””.

Un Paese normale è un Paese dove – in ogni Regione, in ogni città – si possano dare per scontate le condizioni di base di sicurezza e legalità.

Per poterla dare per scontata, la legalità va esercitata quotidianamente, va coltivata, va messa in pratica finchè non diventa abitudine.

Per questo mi fa molto piacere che oggi sia qui presente in sala una scolaresca.

Per questo stiamo promuovendo un tour su tutto il territorio nazionale dedicato all’educazione, dedicato all’acquisto legale; in una parola, dedicato a diffondere la cultura della legalità, come peraltro ci incoraggia a fare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio.

Un progetto che ha curato con tanta passione e in prima persona la Presidente Anna Lapini, incaricata Confcommercio per la Legalità e la sicurezza.

Per questo, partecipiamo con convinzione ai progetti delle Istituzioni sul tema, a partire dalla collaborazione instauratasi con il Ministro Angelino Alfano.

Per questo, siamo grati del prezioso lavoro quotidiano delle Forze dell’Ordine e della Magistratura con cui Confcommercio ha un costante dialogo sui territori, creando quella rete di sostegno che – ne siamo convinti – aiuta e difende davvero gli imprenditori.

Da sempre incoraggiamo, affianchiamo e sosteniamo chi denuncia, convinti che denunciare si deve, si può e conviene.

Si deve perché è un dovere morale e giuridico.

Si può perché non lasciamo soli i nostri imprenditori davanti alle minacce della criminalità.

Infine, conviene, perché sottrarsi alla morsa della criminalità significa costruire sviluppo per la propria azienda e quindi portare benessere alla società.

A questo proposito colpisce un dato della nostra ricerca.

Quest’anno il 27% degli italiani ha acquistato almeno una volta un prodotto contraffatto o un servizio illegale e oltre il 70% ritiene che l’acquisto illegale sia normale o, quantomeno, un buon affare.

Il buon affare, in realtà, è soltanto per chi si nasconde dietro all’abusivismo e alla contraffazione, che spesso è proprio la criminalità organizzata.

E, comunque, dietro questi fenomeni, dietro abusivismo e contraffazione, ci sono sempre sfruttamento, lavoro nero, riciclaggio di denaro, rischi per la salute e per la sicurezza.

Sono in forte crescita i numeri di sequestri e confische di imprese.

Tante imprese sono dei nostri settori e spesso sono aziende di imprenditori onesti costretti a svendere o a cedere proprio a chi li ha strozzati con l’usura o vessati con le estorsioni.

Bisogna spezzare la catena dell’illegalità.

E parliamo di catena perché spesso i fenomeni, che noi oggi trattiamo in tre panel di discussione si tengono uno con l’altro.

Per questo, non c’è mai un gesto troppo piccolo quando si combatte l’illegalità.

Perché ogni volta che noi spezziamo un anello, indeboliamo la catena, rendendola sempre meno capace di fare male alla nostra economia.

È questo che vorremmo dire agli imprenditori che ci guardano da tutta Italia, è questo che vogliamo dire ai ragazzi che sono qui oggi:

  • non c’è mai un gesto troppo piccolo,
  • non c’è mai una parola di denuncia insignificante,
  • non c’è mai un buon motivo per tenere le mani in tasca.

Soprattutto, quando non si è soli, tutto serve per spezzare l’illegalità.

E voi, parlo a tutti i nostri imprenditori, ma anche alle Forze dell’Ordine e alle Istituzioni, non siete soli.

Noi ci siamo. Confcommercio c’è.

Grazie a tutti.

Roma, 22 novembre 2016